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Il Parco della Sentina PDF Stampa E-mail

Passato, presente e... il futuro che ci piacerebbe

La "Sentina" è un'area sita in comune di San Benedetto del Tronto a Nord della foce del Fiume Tronto. Confina oltre che col fiume Tronto, col mare Adriatico ad Est, con l'abitato di Porto d'Ascoli a Nord e con la ferrovia Bologna-Bari ad Ovest. Ha una superficie di circa 200 ettari, la maggior parte dei quali (circa due terzi) sono di proprietà del comune di Ascoli Piceno.
Nonostante i continui tentativi di "bonifica" integrale, presenta ancora come zona umida una grande importanza dal punto di vista biologico ed avifaunistico.

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Canneti della Sentina al tramonto

E' stata indicata (C.N.R.-1967 "Relazione per la protezione delle lagune e degli stagni costieri della Penisola e delle Grandi Isole " a cura del prof. Giuseppe Montalenti) come una delle ultime "zone umide" per la sosta dell'avifauna migratoria dalle foci del fiume Po al Gargano. Attualmente è destinata all'esercizio dell'attività agricola, ma a seguito dei frequenti allagamenti, dovuti alle stagionali precipitazioni atmosferiche, svolge ancora una importante funzione di "zona umida" per la sosta dell'avifauna migratoria.


Cavaliere d'Italia in sosta alla Sentina

Ad eccezione di alcune costruzioni a carattere agricolo e per la conduzione dei fondi è tuttora completamente inedificata. Gli stagni siano essi saltuari o semi-permanenti, utilizzati in passato come appostamenti fissi di caccia, ospitano attualmente una ricchissima popolazione di avifauna, in particolar modo nei periodi di "passo".

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Anatre selvatiche nei laghetti della Sentina (foto A. Neroni)

Le vocazioni della Sentina possono essere così riassunte:

  1. La Sentina è uno degli ultimi tratti di costa sabbiosa sull'Adriatico non ancora edificata ed urbanizzata.

  2. La Sentina è tuttora una importante zona umida di grande valore biologico ed avifaunistico.

  3. La Sentina appartiene già (per la maggior parte, circa due terzi) al patrimonio pubblico ed è quindi corretto e doveroso che siano tutti i cittadini ad utilizzarla secondo le sue naturali vocazioni.


Avifauna tra gli arbusti della Sentina

L'istituzione di un'oasi faunistica sulla Sentina, sostenuta da tutte le Associazioni Ambientaliste sia a livello locale che nazionale, produrrebbe indubbi risultati positivi in merito a:

-

TURISMO: è sempre maggiore la richiesta di mete turistiche qualificate dal punto di vista ambientale.
L'osservazione dell'avifauna nei periodi di "passo" e di nidificazione (Ottobre-Giugno) permette il prolungamento della stagione turistica altrimenti concentrata nei 60-90 giorni dal 15 Giugno al 15 Settembre. Presenza di turismo qualificato e qualificante (ricercatori, ornitologi, documentaristi etc.)


Nidificazione degli uccelli alla Sentina

-

OCCUPAZIONE:
Creazione di nuovi posti di lavoro temporanei per la costruzione dell'oasi. Creazione di nuovi posti di lavoro permanenti per la gestione dell'oasi (guardie naturalistiche, manutentori, accompagnatori per visite guidate).

-

TUTELA DELL'AMBIENTE E CRESCITA CULTURALE DELLA POPOLAZIONE:
Il territorio sul quale viviamo e vivono tutte le altre specie di animali e vegetali è un bene che una volta "occupato" e malaccortamente usato non è più riproducibile. Il corretto ed equilibrato uso del territorio, tenendo conto anche delle sue vocazioni naturali, è necessità fondamentale di ogni società civile. La valorizzazione economica di una realtà ambientale passa sempre meno attraverso scelte di cementificazione. E' per questo che la Sentina è un patrimonio da tutelare e valorizzare.

 

Un importante ecosistema da salvaguardare

Le zone umide costituiscono uno degli ecosistemi più importanti della Terra. Oltre ad ospitare numerosissime specie animali e vegetali (basta pensare che il 40% delle 469 specie di uccelli presenti in Italia è legato a stagni e paludi che ricoprono ormai appena l'1% del territorio nazionale), garantiscono il mantenimento delle falde acquifere, controllano le inondazioni, frenano l'erosione costiera, trattengono sedimenti e sostanze tossiche, regolano gli elementi climatici.

Zone umide e zanzare - Le zone umide in Italia, dal 1938 al 1984, si sono ridotte del 66%. Purtroppo esse non hanno mai goduto di buona fama. Quando si parla di paludi vengono subito in mente le zanzare. Questi fastidiosi insetti infatti depongono le loro uova in piccole pozze d'acqua. Per la loro riproduzione sono sufficienti piccolissime quantità di acqua stagnante (addirittura i sottovasi che, in estate, sarebbe meglio vuotare ogni giorno). Ciò è confermato dalla loro abbondante presenza in tutte le zone costiere, anche in quelle ormai completamente cementificate.
D'altro canto anche le zanzare fanno parte dell'ecosistema, anzi, come tutti gli insetti sono tra gli elementi basilari di esso. Essi costituiscono l'alimento base di molte specie di uccelli, anfibi, rettili e pesci.
Da ciò si deduce che in un ecosistema "equilibrato" cioè in cui sono rappresentate tutte le componenti animali, oltre che vegetali, il numero di zanzare è relativamente basso. Ciò significa che una pozzanghera temporanea di 2 metri quadri produce più zanzare di un laghetto di alcune centinaia o migliaia di metri quadri dove sono presenti pesci, anfibi, rettili e uccelli. Negli ultimi anni sono stati sperimentati con successo anche dei metodi di lotta biologica (batteri) contro le larve di zanzara, utilizzati ormai in molte città della pianura padana.

altAnfibi e rettili

Diverse sono le specie di anfibi e rettili presenti nell'area. Tra questi ultimi troviamo il Biacco (Coluber viridiflavus), un veloce serpente nero, la biscia d'acqua (Natrix natrix), il ramarro (Lacertaa viridis) e la lucertola (Podarcis sp.). Tra gli anfibi sono presenti il rospo comune (Bufo bufo), il rospo smeraldino (Bufo viridis) e la rana verde (rana lessonae). Quest'ultima può essere avvistata con facilità lungo il fosso collettore, soprattutto in primavera.
Il rospo smeraldino è un piccolo rospo notturno vivacemente colorato, vive generalmente in ambienti costieri. Durante le notti primaverili può essere ascoltato il suo verso caratteristico, simile a quello del grillotalpa.

L'avifauna del canneto

Assai numerose sono le specie migratrici e svernanti, soprattutto limicoli e anatidi, che sostano nei laghetti e nei campi allagati che si formano con le piogge e le mareggiate. Il periodo migliore per osservarle va da fine ottobre ad aprile.
La vegetazione a canna di palude (phragmites australis), ospita diverse specie di uccelli a seconda delle stagioni dell'anno:
In inverno: sono presenti granivori come migliarini di palude (emberiza schoeniclus), fringuelli (fringilla coelebs), fanelli (carduelis cannabina), insettivori come pispole (anthus pratensis) e spioncelli (anthus petrosus), scolopacidi come beccaccini (gallinago gallinago) e frullini (lymnocryptes minimus), amanti delle zone allagate. Durante l'estate: troviamo rondini (hirundo rustica), rondoni (apus apus), balestrucci (delichon urbica), cannaiole (acrocephalus scirpaceus), cannareccioni (acrocephalus arundinaceus). Sono presenti tutto l'anno: saltimpali (saxicola torquata), beccamoschini (cisticola jundicis), usignoli di fiume (cettia cetti), pendolini (remiz pendulinus), occhiocotto (sylvia melanocephala), strillozzi (miliaria calandra), merli (turdus merula), verdoni (carduelis chloris), verzellini (serinus serinus), cardellini (carduelis carduelis), cappellacce (galerida cristata), passeri mattugia (passer montanus), passeri d'Italia (passer italiae), storni (sturnus vulgaris), martin pescatore (alcedo atthis).

altIl sentiero rosso: il torrione e la steppa salata

Il torrione fu costruito nel secolo XVI: aveva probabilmente il compito di avvistamento, di allarme e di antisbarco contro le ricorrenti scorrerie dei turchi e dei saraceni in quella parte di spiaggia e alla foce del Tronto, piuttosto lontane dalle fortificazioni.
Nel XVII secolo venne ridimensionato in altezza e per metà fu incorporato in un ampio edificio fortificato: dopo l'ampliamento, probabilmente ebbe anche un ruolo di controllo degli sbarchi e degli imbarchi, di deposito delle merci per le imbarcazioni che eventualmente riparavano in prossimità della foce del Tronto.
Nel '900 è stato trasformato in casa colonica ed ulteriormente ampliato.
La steppa salata - Nella parte settentrionale della Sentina sono rappresentate in successione tutte le tipologie di vegetazione presenti nell'intera zona: siamo all'interno dell'Area Floristica Protetta. Procedendo dall'entroterra verso il mare troviamo la vegetazione dei coltivi abbandonati che man mano lascia sempre più spazio alla vegetazione palustre, in particolare alla cannuccia di palude (Phragmites australis).
La vegetazione alofila ("amica del sale") comprende numerose specie tra cui alcune molto rare per il litorale abruzzese-marchigiano. Tra le più comuni si rinvengono la sueda maritima e la salicornia patula. In autunno la vegetazione alofila assume varie tonalità di rosso.
La vegetazione psammofila ("amica della sabbia") inizia dalla prima parte di spiaggia emersa, subito dopo la zona intertidale (dove la vegetazione non riesce ad insediarsi perché soggetta alla marea) e, interessando la zona dunale, giunge fino alle depressioni retrodunali.
La presenza di vegetazione in questa zona è fondamentale perché, grazie alle radici che trattengono la sabbia, continuamente soggetta all'azione del vento e dell'acqua, essa consolida il litorale e lo difende dall'erosione. Per la conservazione di questo fragilissimo ecotono (punto di incontro tra due ecosistemi), conteso tra terra e mare, consigliamo ai visitatori di evitare di camminare in cima alle dune, cercando di proseguire lungo la spiaggia: infatti calpestando la sommità della duna si ottengono diversi effetti negativi (calpestio delle piante, compattazione del terreno che diventa asfittico per le radici, rischio di crollo della duna sotto il nostro peso).

Il sentiero azzurro: la liquirizia e la foce del Tronto

Il percorso è facile ed interessante, indicato anche per i bambini. Si colloca nella parte dell'Oasi più vicina al fiume. All'inizio il sentiero gira intorno ad un casolare abbandonato superato il quale si entra nell'area prediletta dalle piante di liquirizia.
La liquirizia (Glycyrrhiza glabra), leguminosa il cui nome significa "radice dolce" è un'erbacea perenne molto resistente che può raggiungere il metro di altezza, tuttavia in questa zona ha dimensioni ridotte. Le foglie sono composte da diverse foglioline lunghe e strette di colore verde intenso. Sono imparipennate, ossia tutte le foglie sono appaiate tranne l'ultima. I fiori di colore azzurro violaceo, sono riuniti in inflorescenze che sbocciano in estate. I frutti sono dei legumi bruno rossastri contenenti semi rotondi. La radice è la parte più caratteristica della liquirizia. Questa è carnosa, rizomatosa, e presenta ramificazioni ruvide, scure all'esterno e gialle all'interno. E' proprio la radiche che, raccolta in determinati periodi ed essiccata, viene utilizzata dall'industria dolciaria oltre ad avere proprietà medicinali: alza la pressione sanguigna, cura la tosse, ecc.
Proseguendo il percorso verso il mare si giunge alla spiaggia. Qui è necessario non camminare sulla zona inerbita appena sovrastante perché si calpesterebbe la duna piatta che corre lungo tutta l'oasi della Sentina a confine tra l'interno e la spiaggia vera e propria che rappresenta una zona delicata da rispettare. Sulla sabbia in estate è possibile notare la presenza di una specie pioniera dei litorali, la Salsola kali, una chenopodiacea inserita nelle liste rosse regionali come "minacciata" per la sua attuale rarità. Presenta un aspetto di pianta grassa, molto ramificata. Un tempo veniva utilizzata per ricavare la soda.
Salendo sull'argine del fiume è possibile dare un'occhiata alla sua foce. Quest'ultima costituisce una zona molto particolare che ha subito diversi mutamenti nel tempo, sia naturali che artificiali. IN questo ambiente vivono piante resistenti alla sommersione e alla salsedine. Molto diffusa è la Cannuccia di palude (Phragmites australis), graminacea spontanea dei luoghi umidi: presenta un culmo nodoso che qui, a causa della salsedine, non raggiunge il suo massimo sviluppo (3 m). Le foglie sono lanceolate e lunghe fino a 30 cm con una guaina che riveste il fusto. I fiori sono riuniti in un'infiorescenza piumosa terminale di colore bruno, estiva ma che rimane visibile anche durante il resto dell'anno. Costituisce dei popolamenti densi. Veniva un tempo utilizzata per fare i cannucciati di supporto per i bachi da seta.

Mappa dell' Oasi della Sentina - San Benedetto del Tronto

Passato, presente e... il futuro che ci piacerebbe

La "Sentina" è un'area sita in comune di San Benedetto del Tronto a Nord della foce del Fiume Tronto. Confina oltre che col fiume Tronto, col mare Adriatico ad Est, con l'abitato di Porto d'Ascoli a Nord e con la ferrovia Bologna-Bari ad Ovest. Ha una superficie di circa 200 ettari, la maggior parte dei quali (circa due terzi) sono di proprietà del comune di Ascoli Piceno.
Nonostante i continui tentativi di "bonifica" integrale, presenta ancora come zona umida una grande importanza dal punto di vista biologico ed avifaunistico.

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Canneti della Sentina al tramonto

E' stata indicata (C.N.R.-1967 "Relazione per la protezione delle lagune e degli stagni costieri della Penisola e delle Grandi Isole " a cura del prof. Giuseppe Montalenti) come una delle ultime "zone umide" per la sosta dell'avifauna migratoria dalle foci del fiume Po al Gargano. Attualmente è destinata all'esercizio dell'attività agricola, ma a seguito dei frequenti allagamenti, dovuti alle stagionali precipitazioni atmosferiche, svolge ancora una importante funzione di "zona umida" per la sosta dell'avifauna migratoria.

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Cavaliere d'Italia in sosta alla Sentina

Ad eccezione di alcune costruzioni a carattere agricolo e per la conduzione dei fondi è tuttora completamente inedificata. Gli stagni siano essi saltuari o semi-permanenti, utilizzati in passato come appostamenti fissi di caccia, ospitano attualmente una ricchissima popolazione di avifauna, in particolar modo nei periodi di "passo".

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Anatre selvatiche nei laghetti della Sentina

Le vocazioni della Sentina possono essere così riassunte:

  • La Sentina è uno degli ultimi tratti di costa sabbiosa sull'Adriatico non ancora edificata ed urbanizzata.

  • La Sentina è tuttora una importante zona umida di grande valore biologico ed avifaunistico.

  • La Sentina appartiene già (per la maggior parte, circa due terzi) al patrimonio pubblico ed è quindi corretto e doveroso che siano tutti i cittadini ad utilizzarla secondo le sue naturali vocazioni.

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Avifauna tra gli arbusti della Sentina

L'istituzione di un'oasi faunistica sulla Sentina, sostenuta da tutte le Associazioni Ambientaliste sia a livello locale che nazionale, produrrebbe indubbi risultati positivi in merito a:

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TURISMO: è sempre maggiore la richiesta di mete turistiche qualificate dal punto di vista ambientale.
L'osservazione dell'avifauna nei periodi di "passo" e di nidificazione (Ottobre-Giugno) permette il prolungamento della stagione turistica altrimenti concentrata nei 60-90 giorni dal 15 Giugno al 15 Settembre. Presenza di turismo qualificato e qualificante (ricercatori, ornitologi, documentaristi etc.)

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Nidificazione degli uccelli alla Sentina
 

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OCCUPAZIONE:
Creazione di nuovi posti di lavoro temporanei per la costruzione dell'oasi. Creazione di nuovi posti di lavoro permanenti per la gestione dell'oasi (guardie naturalistiche, manutentori, accompagnatori per visite guidate).
 

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TUTELA DELL'AMBIENTE E CRESCITA CULTURALE DELLA POPOLAZIONE:
Il territorio sul quale viviamo e vivono tutte le altre specie di animali e vegetali è un bene che una volta "occupato" e malaccortamente usato non è più riproducibile. Il corretto ed equilibrato uso del territorio, tenendo conto anche delle sue vocazioni naturali, è necessità fondamentale di ogni società civile. La valorizzazione economica di una realtà ambientale passa sempre meno attraverso scelte di cementificazione. E' per questo che la Sentina è un patrimonio da tutelare e valorizzare.

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altUn importante ecosistema da salvaguardare

Le zone umide costituiscono uno degli ecosistemi più importanti della Terra. Oltre ad ospitare numerosissime specie animali e vegetali (basta pensare che il 40% delle 469 specie di uccelli presenti in Italia è legato a stagni e paludi che ricoprono ormai appena l'1% del territorio nazionale), garantiscono il mantenimento delle falde acquifere, controllano le inondazioni, frenano l'erosione costiera, trattengono sedimenti e sostanze tossiche, regolano gli elementi climatici.

Zone umide e zanzare - Le zone umide in Italia, dal 1938 al 1984, si sono ridotte del 66%. Purtroppo esse non hanno mai goduto di buona fama. Quando si parla di paludi vengono subito in mente le zanzare. Questi fastidiosi insetti infatti depongono le loro uova in piccole pozze d'acqua. Per la loro riproduzione sono sufficienti piccolissime quantità di acqua stagnante (addirittura i sottovasi che, in estate, sarebbe meglio vuotare ogni giorno). Ciò è confermato dalla loro abbondante presenza in tutte le zone costiere, anche in quelle ormai completamente cementificate.
D'altro canto anche le zanzare fanno parte dell'ecosistema, anzi, come tutti gli insetti sono tra gli elementi basilari di esso. Essi costituiscono l'alimento base di molte specie di uccelli, anfibi, rettili e pesci.
Da ciò si deduce che in un ecosistema "equilibrato" cioè in cui sono rappresentate tutte le componenti animali, oltre che vegetali, il numero di zanzare è relativamente basso. Ciò significa che una pozzanghera temporanea di 2 metri quadri produce più zanzare di un laghetto di alcune centinaia o migliaia di metri quadri dove sono presenti pesci, anfibi, rettili e uccelli. Negli ultimi anni sono stati sperimentati con successo anche dei metodi di lotta biologica (batteri) contro le larve di zanzara, utilizzati ormai in molte città della pianura padana.

altAnfibi e rettili

Diverse sono le specie di anfibi e rettili presenti nell'area. Tra questi ultimi troviamo il Biacco (Coluber viridiflavus), un veloce serpente nero, la biscia d'acqua (Natrix natrix), il ramarro (Lacertaa viridis) e la lucertola (Podarcis sp.). Tra gli anfibi sono presenti il rospo comune (Bufo bufo), il rospo smeraldino (Bufo viridis) e la rana verde (rana lessonae). Quest'ultima può essere avvistata con facilità lungo il fosso collettore, soprattutto in primavera.
Il rospo smeraldino è un piccolo rospo notturno vivacemente colorato, vive generalmente in ambienti costieri. Durante le notti primaverili può essere ascoltato il suo verso caratteristico, simile a quello del grillotalpa.

altL'avifauna del canneto

Assai numerose sono le specie migratrici e svernanti, soprattutto limicoli e anatidi, che sostano nei laghetti e nei campi allagati che si formano con le piogge e le mareggiate. Il periodo migliore per osservarle va da fine ottobre ad aprile.
La vegetazione a canna di palude (phragmites australis), ospita diverse specie di uccelli a seconda delle stagioni dell'anno:
In inverno: sono presenti granivori come migliarini di palude (emberiza schoeniclus), fringuelli (fringilla coelebs), fanelli (carduelis cannabina), insettivori come pispole (anthus pratensis) e spioncelli (anthus petrosus), scolopacidi come beccaccini (gallinago gallinago) e frullini (lymnocryptes minimus), amanti delle zone allagate. Durante l'estate: troviamo rondini (hirundo rustica), rondoni (apus apus), balestrucci (delichon urbica), cannaiole (acrocephalus scirpaceus), cannareccioni (acrocephalus arundinaceus). Sono presenti tutto l'anno: saltimpali (saxicola torquata), beccamoschini (cisticola jundicis), usignoli di fiume (cettia cetti), pendolini (remiz pendulinus), occhiocotto (sylvia melanocephala), strillozzi (miliaria calandra), merli (turdus merula), verdoni (carduelis chloris), verzellini (serinus serinus), cardellini (carduelis carduelis), cappellacce (galerida cristata), passeri mattugia (passer montanus), passeri d'Italia (passer italiae), storni (sturnus vulgaris), martin pescatore (alcedo atthis).

altIl sentiero rosso: il torrione e la steppa salata

Il torrione fu costruito nel secolo XVI: aveva probabilmente il compito di avvistamento, di allarme e di antisbarco contro le ricorrenti scorrerie dei turchi e dei saraceni in quella parte di spiaggia e alla foce del Tronto, piuttosto lontane dalle fortificazioni.
Nel XVII secolo venne ridimensionato in altezza e per metà fu incorporato in un ampio edificio fortificato: dopo l'ampliamento, probabilmente ebbe anche un ruolo di controllo degli sbarchi e degli imbarchi, di deposito delle merci per le imbarcazioni che eventualmente riparavano in prossimità della foce del Tronto.
Nel '900 è stato trasformato in casa colonica ed ulteriormente ampliato.
La steppa salata - Nella parte settentrionale della Sentina sono rappresentate in successione tutte le tipologie di vegetazione presenti nell'intera zona: siamo all'interno dell'Area Floristica Protetta. Procedendo dall'entroterra verso il mare troviamo la vegetazione dei coltivi abbandonati che man mano lascia sempre più spazio alla vegetazione palustre, in particolare alla cannuccia di palude (Phragmites australis).
La vegetazione alofila ("amica del sale") comprende numerose specie tra cui alcune molto rare per il litorale abruzzese-marchigiano. Tra le più comuni si rinvengono la sueda maritima e la salicornia patula. In autunno la vegetazione alofila assume varie tonalità di rosso.
La vegetazione psammofila ("amica della sabbia") inizia dalla prima parte di spiaggia emersa, subito dopo la zona intertidale (dove la vegetazione non riesce ad insediarsi perché soggetta alla marea) e, interessando la zona dunale, giunge fino alle depressioni retrodunali.
La presenza di vegetazione in questa zona è fondamentale perché, grazie alle radici che trattengono la sabbia, continuamente soggetta all'azione del vento e dell'acqua, essa consolida il litorale e lo difende dall'erosione. Per la conservazione di questo fragilissimo ecotono (punto di incontro tra due ecosistemi), conteso tra terra e mare, consigliamo ai visitatori di evitare di camminare in cima alle dune, cercando di proseguire lungo la spiaggia: infatti calpestando la sommità della duna si ottengono diversi effetti negativi (calpestio delle piante, compattazione del terreno che diventa asfittico per le radici, rischio di crollo della duna sotto il nostro peso).

altIl sentiero azzurro: la liquirizia e la foce del Tronto

Il percorso è facile ed interessante, indicato anche per i bambini. Si colloca nella parte dell'Oasi più vicina al fiume. All'inizio il sentiero gira intorno ad un casolare abbandonato superato il quale si entra nell'area prediletta dalle piante di liquirizia.
La liquirizia (Glycyrrhiza glabra), leguminosa il cui nome significa "radice dolce" è un'erbacea perenne molto resistente che può raggiungere il metro di altezza, tuttavia in questa zona ha dimensioni ridotte. Le foglie sono composte da diverse foglioline lunghe e strette di colore verde intenso. Sono imparipennate, ossia tutte le foglie sono appaiate tranne l'ultima. I fiori di colore azzurro violaceo, sono riuniti in inflorescenze che sbocciano in estate. I frutti sono dei legumi bruno rossastri contenenti semi rotondi. La radice è la parte più caratteristica della liquirizia. Questa è carnosa, rizomatosa, e presenta ramificazioni ruvide, scure all'esterno e gialle all'interno. E' proprio la radiche che, raccolta in determinati periodi ed essiccata, viene utilizzata dall'industria dolciaria oltre ad avere proprietà medicinali: alza la pressione sanguigna, cura la tosse, ecc.
Proseguendo il percorso verso il mare si giunge alla spiaggia. Qui è necessario non camminare sulla zona inerbita appena sovrastante perché si calpesterebbe la duna piatta che corre lungo tutta l'oasi della Sentina a confine tra l'interno e la spiaggia vera e propria che rappresenta una zona delicata da rispettare. Sulla sabbia in estate è possibile notare la presenza di una specie pioniera dei litorali, la Salsola kali, una chenopodiacea inserita nelle liste rosse regionali come "minacciata" per la sua attuale rarità. Presenta un aspetto di pianta grassa, molto ramificata. Un tempo veniva utilizzata per ricavare la soda.
Salendo sull'argine del fiume è possibile dare un'occhiata alla sua foce. Quest'ultima costituisce una zona molto particolare che ha subito diversi mutamenti nel tempo, sia naturali che artificiali. IN questo ambiente vivono piante resistenti alla sommersione e alla salsedine. Molto diffusa è la Cannuccia di palude (Phragmites australis), graminacea spontanea dei luoghi umidi: presenta un culmo nodoso che qui, a causa della salsedine, non raggiunge il suo massimo sviluppo (3 m). Le foglie sono lanceolate e lunghe fino a 30 cm con una guaina che riveste il fusto. I fiori sono riuniti in un'infiorescenza piumosa terminale di colore bruno, estiva ma che rimane visibile anche durante il resto dell'anno. Costituisce dei popolamenti densi. Veniva un tempo utilizzata per fare i cannucciati di supporto per i bachi da seta.